Ė da qualche anno (anzi da decenni) che queste accuse sulla magistratura vengono erogate da destra e sinistra. Diamogli uno sguardo noi che non siamo né di destra, né di sinistra.
Ho ricevuto tempo fa una mail che ho stampato, ma non so per quale motivo, mi è rimasto solo il testo, senza, cioè l’indicazione di chi me la spedì. Tuttavia, dato l’interesse che ha suscitato in me, me ne avvalgo.
Leggo che Vincenzo Galgano, capo della Procura della Repubblica di Napoli <ha dichiarato al ”Corriere del Mezzogiorno” del 19 ottobre 2009: “Nella nostra Procura ci sono alcuni PM faziosi e fanatici che danneggiano persone e collettività e provocano sofferenze (…). E poi abbiamo più ciucci che aquile>.
Sono parole gravissime che danneggiano l’immagine di una Istituzione che dovrebbe (sì, dovrebbe) essere al di sopra di ogni giudizio negativo e sospetto.
Ma andiamo avanti.
Antonio Ingroia (ve lo ricordate?), quald’era PM alla Procura di Palermo, ha definito politicizzata (se lo dice lui…!) la sentenza della Consulta , che ha dato ragione al Presidente Giorgio Napolitano nel conflitto con la Procura di Palermo sulle intercettazioni delle sue telefonate col Senatore Nicola Mancino, e la Cassazione ha aperto nei suoi confronti un provvedimento per illecito disciplinare perché “ha vilipeso la Corte Costituzionale e leso il prestigio dei suoi componenti”.
E ancora.
Gustavo Zagrebetsky, ex Presidente della Corte Costituzionale, disse ad Antonio Ingroia, che ha resa pubblica la confidenza. <Questa sentenza era già scritta perché i giudici della Consulta si sono lasciati influenzare dal clima di favore attorno al Presidente della Repubblica; nessuna meraviglia che le sentenze della Corte siano politicizzate>. Ci si chiede se è ammissibile in un Paese, una volta culla del Diritto, che un ex Presidente della Corte Costituzionale neghi la terzietà dei suoi colleghi e denunci comportamenti che minano la loro credibilità. Ed ora, cos’è la “terzietà”? Dal Treccani: <Elemento essenziale del “giusto processo” costituzionalmente garantito (art. 111 della Costituzione. I requisiti della “terzietà” e dell’imparzialità del giudice, garantiscono e tutelano l’equilibrio, il distacco e l’indipendenza di giudizio del singolo giudice rispetto alle parti e all’oggetto della controversia>. Ci si chiede inoltre: perché la Consulta non ha adottato alcun provvedimento disciplinare a carico di Ingroia?
Ma non è finita: Piero Ostello sul Corriere della Sera dell’11 maggio 2013, ha lasciato, tra le altre, queste straordinarie dichiarazioni: <A giudicare da come sono condotte certe inchieste (in un profluvio di intercettazioni inutili) si perviene a sentenze poi smentite anni dopo, si tratta di gente che non sa semplicemente fare il proprio mestiere o lo fa con la presunzione di poter disporre della vita degli altri a proprio arbitrio. Il difetto sta, evidentemente, in un concorso inadeguato a individuare preparazione professionale e attitudini personali. Così, arrivano nei tribunali e nelle procure persone animate o solo di un senso politico-palingenetico della propria funzione o di una idea di se stessi che rasenta , più che presunzione, la paranoia>.
L’autore di molte di queste osservazioni è Gerardo Mazziotti (premio internazionale di giornalismo civile), il quale termina con questo giudizio: <Va denunciato che in nessun altro paese del mondo esiste un’”Associazione Nazionale Magistrati”, un vero e proprio sindacato di categoria, che minaccia, e attua scioperi di protesta contro leggi ad essa non gradite. E che solo una classe politica inetta e pusillanime ha potuto consentire che i magistrati italiani si organizzassero in correnti ideologiche. Come ad esempio “Magistratura Democratica” che ha la sua Bibbia ne “La toga rossa”. Un libro che andrebbe letto e commentato ogni sera in televisione. Si tratta di organizzazioni non previste dalla Costituzione e perciò illegittime. Da abolire subito, senza se e senza ma. Basta il “Consiglio Superiore della Magistratura>.
In merito a quest’ultima osservazione di Gerardo Mazziotti, si può consigliare la lettura del libro “Le toghe rotte” , scritto dal procuratore aggiunto alla Procura di Torino edito da “Chiare Lettere”. Dove, fra l’altro possiamo leggere: <(…). Per capire perché accade tutto questo è necessario sapere che cosa succede nelle aule dei tribunali e come si lavora nelle Procure. Ecco un libro che finalmente lo racconta. Se si supera lo choc di queste testimonianze offerte da vari magistrati e avvocati, sarà poi più facile valutare le esternazioni in materia di giustizia che dal politico di turno, di volta in volta imputato, legislatore, opinion maker, e spesso contemporaneamente tutte queste cose. Accompagna le testimonianze un testo illustrativo ad uso dei cittadini per capire come funziona la giustizia (la pena, i gradi di giudizio, le indagini, il processo, ecc.)>.
Per provare a capire se la Magistratura nata dopo la Resistenza sia realmente (come da titolo) inetta, politicizzata, corrotta, farò seguire una analisi documentata di come operava la Magistratura ai tempi del Male Assoluto.