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dal sito del CESI

La degenerazione del sistema politico italiano è ormai arrivata al punto di non ritorno. Questa è la convinzione generale del Paese, che – nelle prossime elezioni – si esprimerà, da un lato, attraverso le illusioni degli elettori PD che sono attratti dalla socialdemocrazia di Bersani oppure dalla liberaldemocrazia di Renzi e, dall’altro, dalla astensione della maggioranza degli elettori ex PdL, dopo aver constatato il suo dissolvimento. Il quadro negativo sarà completato da un certo successo della disperata improvvisazione di coloro che si rivolgeranno all’ex comico Grillo e al suo Movimento cinque stelle.

Pertanto ben poche speranze di radicale e meditato miglioramento, sia istituzionale che della classe dirigente, si possono riporre nella legislatura che si aprirà dopo le elezioni dell’aprile 2013. Infatti il vero problema da risolvere ormai è quello di predisporre una fase costituente rivolta alla rifondazione dello Stato attraverso una nuova Costituzione.

Il CESI pertanto invita tutti gli uomini di buona volontà a coraggiose iniziative, a ritornare protagonisti e traenti di un movimento radicalmente riformatore a riprendere la propria genuina identità ed una adeguata autonomia operativa.

Come è noto il CESI è un centro studi politici impegnato ad effettuare analisi e a predisporre studi progettuali per il futuro; pertanto d’ora in poi cercherà, di volta in volta, di segnalare sul proprio sito quegli interventi che appaiono sui mezzi di informazione, significativi sia per quanto riguarda la descrizione della situazione, sia quando sono indicatori delle possibili evoluzioni e prospettive.

Cominciamo, dunque, col segnalare a questo scopo l’articolo di fondo di Luca Ricolfi apparso su La Stampa del 30.11.12.

Dopo aver preso atto del protagonismo assunto dal PD, attraverso le primarie e il dibattito avvenuto tra gli esponenti vincitori, Bersani e Renzi, l’articolista effettua una acuta riflessione sulla «straordinaria trasformazione del paesaggio politico che – in questi mesi – si sta producendo sotto i nostri occhi. Non solo la nascita di protagonisti nuovi (Grillo e il Movimento cinque stelle) e l’autodistruzione di protagonisti vecchi (Berlusconi e il PdL), ma la vera e propria mutazione che sta scuotendo il maggior partito della sinistra».

E prosegue «Il PD del futuro non sarà più un partito diviso tra comunisti e cattolici, o fra massimalisti e ortodossi, ma un partito in cui la componente socialdemocratica (oggi ben rappresentata da Bersani) e quella liberaldemocratica (oggi rappresentata da Renzi) competeranno per la guida del partito».

Ricolfi osserva che, naturalmente, l’esito del risultato non è ancora deciso, ma ritiene che la componente liberale finirà per essere prevalente: «la direzione di marcia è questa ed è piuttosto veloce a giudicare dai consensi che Renzi ha conquistato in pochi mesi».Tuttavia l’articolista de La Stampa non si illude affatto che tutto questo risolva la crisi italiana anche se un PD diretto da Renzi assumerà la direzione del futuro Governo.

Dopo questa analisi, l’articolista de La Stampa,  richiama l’attenzione su due aspetti che meritano una particolare riflessione.

Il primo: «Il mondo politico della Seconda Repubblica è oggi un incredibile cimitero di rovine su tutti i piani. Quasi tutti gli uomini e le donne che hanno occupato gli schermi televisivi negli ultimi venti anni hanno perso ogni credibilità. In giro non si sentono più idee ma solo “dichiarazioni“ di nessun interesse, messaggi più o meno in codice ad uso e consumo dei soli politici. I partiti si sono dissolti travolti dalle inchieste giudiziarie e dall’indifferenza dei cittadini. La destra è un’armata allo sbando senza progetti e senza senso del ridicolo. Il centro nasconde, dietro l’evocazione rituale – quasi un mantra – di Monti e della sua agenda, il suo vuoto spinto di idee e di uomini».

Il secondo aspetto riguarda una riflessione sul Partito Democratico, osservando che esso ha potuto sopravvivere al terremoto che il ceto politico ha provocato a se stesso perché: «ha un’organizzazione, una rete di sedi e di militanti, un dibattito interno. Con le primarie ha saputo creare l’unico evento significativo di riavvicinamento dei cittadini alla politica».

Insomma, conclude Ricolfi «La società italiana è così allo sbando che l’ultimo partito rimasto, anch’esso piuttosto logoro, disastrato e pieno di acciacchi rischia di diventare l’unico luogo in cui si gioca ad avere il futuro del Paese».

Pertanto, premesso quanto sopra, il CESI invita ad un esame coraggioso tutti coloro che provengono da una  formazione politica, quale fu quella rappresentata dal Msi, dal Msi-dn e da AN che nell’ultimo sessantennio aveva elaborato e proposto soluzioni, oggi più di ieri, valide al superamento della crisi e alla costituzione di un nuovo Stato democratico.

E’ necessario svolgere ulteriormente quella dottrina che superava sia la socialismo che il liberalismo, sia il sistema di selezione della classe dirigente in forma anonima, che il parlamentarismo partitocratico, e che venga organizzato un forte movimento capace di realizzare una autentica alternativa all’attuale sistema politico. A tal riguardo il CESI ritiene particolarmente valida l’osservazione fatta dall’articolista de La Stampa laddove considera elemento essenziale di successo il ritorno alla concezione del partito politico organizzato e strutturato in maniera da essere sede di formazione e agente di mobilitazione.

Naturalmente va indicato l’obiettivo del nuovo attivismo che non può altro che essere rivolto ad una fase costituente del tutto slegata dai condizionamenti di istituzioni e di esponenti compromessi con l’attuale sistema politico.

L’elaborazione di una nuova Costituzione deve basarsi sui tre principi già individuati nei precedenti convegni tenuti dal CESI: il presidenzialismo per garantire unità ed efficacia nel governo del Paese; la partecipazione come coinvolgimento dei cittadini a tutti i livelli politici ed amministrativi e nella cogestione delle attività produttive; la competenza e l’esperienza come precondizioni per  essere candidati a svolgere compiti legislativi e per fornire orientamenti atti a realizzare il bene comune.

Un Manifesto in tal senso sarà fra poco lanciato dal CESI.

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