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Il 1° Marzo 1944, un aereo britannico colpì per la seconda volta la Città del Vaticano. Erano i giorni in cui ancora non si erano spente le polemiche per l’insensato sacrilegio della distruzione dell’Abazia di Montecassino e gli Alleati arrancavano disperatamente sia sulla Linea Gustav, sia nella sacca di Nettunia. I nervi erano alle stelle e, in questo clima, “per la seconda volta un aereo americano sganciò alcune bombe nelle immediate vicinanze della Città del Vaticano”.
La posizione neutralista della Santa Sede non andava certamente giù a chi si era arrogato il diritto di dipingersi come un nuovo “crociato”, della democrazia, ovviamente. Anzi, il Vaticano non faceva mistero di condannare la richiesta della resa incondizionata fatta alla Germania dagli Angloamericani, facendo comprendere come questo diktat avrebbe costretto i Tedeschi a combattere fino all’ultimo uomo. A chi sosteneva che gli Alleati combattevano per evitare un’egemonia germanica in Europa, la Santa Sede aveva risposto che così facendo, però, si stava promuovendo un’altra egemonia, quella sovietica. Si può ben capire allora l’imbarazzo degli Angloamericani e la loro rabbia. In questo clima di “incomprensione dei doveri del momento”, maturò l’incursione del 1° Marzo 1944.
Questa volta ci scappò pure il morto: Pietro Piergiovanni. Un operaio sventrato da una scheggia, mentre cercava di rifugiarsi nell’Oratorio di San Pietro. Sfortuna volle che morì per una bomba “democratica” e, quindi, la sua morte fu occultata. Se fosse stato ucciso dai Germanici, oggi, quel disgraziato operaio avrebbe una via in suo nome, in qualità di “martire della libertà” e magari anche una Medaglia al Valore, d’Oro naturalmente.
Abbiamo detto secondo bombardamento, in quanto già il 5 Novembre 1943 aerei angloamericani avevano colpito vigliaccamente il perimetro vaticano, per poi negare decisamente ogni addebito (magari erano stati gli alieni?). Tanto è vero che ancor oggi gli istituti della Resistenza e le associazioni partigiane cercano di sfruttare tali crimini di guerra per la loro propaganda politica, accusando niente meno che i fascisti della RSI di aver attaccato la Sante Sede, sebbene sia appurata la vera nazionalità di chi bombardò il Vaticano.
Ma la storia dei terroristici bombardamenti degli Angloamericani sulle popolazioni italiane rimane ancor oggi una pagina tabù. Si pensi che il 3 Marzo 1944, la Casa delle Madri Pie, in Via del SS. Crocefisso, a Roma, fu colpita da una bomba molto particolare. Si trattava di un “fusto di benzina”,
cioè Napalm che fino ad oggi si credeva utilizzato contro i civili italiani solo dall’Ottobre 1944. Ebbene, pensiamo che a Roma, quel 3 Marzo, avvenne la prima sperimentazione di un’arma vietata dalle convenzioni internazionali. Sperimentazione, naturalmente, contro gente indifesa che così veniva definitivamente “liberata”.

Ufficio Stampa
Comitato Pro 70° Anniversario dello Sbarco di Nettunia

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