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Uscire dall’attuale sistema prigioniero del capitalismo finanziario
Questo numero esce in un momento nel quale è esplosa, nella peggior maniera possibile, la fase probabilmente finale della crisi dell’intero sistema politico italiano. Naturalmente la maggior parte della pubblicistica corrente sta sottolineano una pretesa “scandalosa eccezionalità”. In realtà tutto era già nella natura delle cose. Si tratta invero di una serie di episodi del dissolutivo processo in corso da anni e da taluni, noi compresi, già previsti: era evidente che ad un certo punto si sarebbe giunti alla fine, non solo di un regime politico sedicente liberaldemocratico, ma anche di quello economico prigioniero dei precari interessi del capitalismo finanziario.
Riportiamo una nota del prof. Carlo Vivaldi-Forti che energicamente esprime un commento pertinente: «Nessun governo, di qualunque colore, è riuscito a realizzare, negli ultimi vent’anni, un programma sia pur minimamente utile per il futuro dell’Italia. Molti sostengono che ciò dipenda dal modesto livello intellettuale e culturale della classe dirigente, politica e non, oltre che dalla sua patologica corruzione. Per quanto tale analisi contenga un fondamento di verità, essa non è esaustiva e non conduce a serie prospettive di cambiamento. Se vogliamo davvero arrestare il declino dobbiamo comprendere i meccanismi che hanno condotto all’applicazione della Legge di Parkinson, cioè alla formazione di una gerarchia invertita, ad ogni livello, per cui i peggiori comandano e i migliori sono emarginati. Non è vero, per nostra fortuna, che l’Italia sia composta soltanto di cretini e delinquenti, ma è vero, per nostra disgrazia, che questi ultimi siedono nella stanza dei bottoni. Il problema è come cacciarli. Al punto in cui siamo, le piccole e limitate riforme non bastano. L’attuale crisi non è di governo, ma di sistema. Soltanto ricostruendo l’intera architettura dello Stato, possiamo tornare a guardare al futuro. Il solo cambiamento istituzionale in grado di ristabilire la giusta gerarchia della competenza e del merito è una riforma partecipativa a tutto campo, sia nel settore pubblico che in quello privato. Altre strade non esistono».
Di questa convinzione vi sono testimonianze significative negli articoli apparsi in questi giorni da parte dei proff. Guido Rossi e Luigi Zingales (Il Sole 24Ore), Giulio Sapelli (Il Messaggero)ed Enrico Moretti (La Stampa) e delle quali volentieri vogliamo tenere conto in questo numero del bollettino redatto a cura del Presidente del CESI.

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO

Guido Rossi: La duplice dissoluzione del sistema politico e di quello economico.
Bisogna distinguere tra finalità capitalistica e la reale attività d’impresa Luigi Zingales: Sui mali di Telecom e di Alitalia.
L’equivoco della distinzione tra capitalismo buono e quello cattivo Giulio Sapelli: In pericolo il patrimonio manifatturiero italiano
Industria: lo Stato deve “fare sistema” Enrico Moretti: Caso Alitalia. Così si spegne un Paese
Il traffico aereo come industria cruciale per lo sviluppo Ripercussioni a cascata per lavoratori e imprese sia a monte che a valle.
Acciaio: Il caso Ilva-Riva esempio allucinante della crisi del sistema

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