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L’Europa deve prendere coscienza della sua missione nel mondo
Quando reclamiamo un ruolo e una progettualità per l’Italia, come potenza europea e altrettanto facciamo per l’Europa come potenza mondiale, non intendiamo riferirci ai concetti di egemonia e tantomeno di prevaricazione, che potrebbero ricordare antiche ambizioni storiche di colonialismo, bensì alla necessità che le potenzialità civili ed economiche, nazionali ed europee, dismettano l’attuale condizione di passività per realizzare una forte presenza costruttiva dell’Italia e dell’Europa verso il contesto mondiale. Vi sono molti campi nei quali l’Italia e l’Unione Europea sono colpevolmente assenti nelle aree del mondo anelanti ad uno sviluppo superiore. Ci riferiamo in particolare alle nazioni rivierasche del Mediterraneo meridionale e a quelle del Vicino Oriente asiatico, ma non dobbiamo trascurare assolutamente i problemi centro-africani. La colpevole non presenza europea riguarda anzitutto il mancato contributo spirituale ed etico a comunità che solo da poco stanno prendendo consapevolezza di se stesse, nonché il disinteresse verso lo sviluppo istituzionale delle nazioni di recente formazione che avrebbero invece bisogno di una forte assistenza nella strutturazione statale, nella organizzazione scolastica e della cultura, nei servizi di pubblica utilità; soprattutto la cooperazione dovrebbe riguardare la legislazione e regolamentazione delle attività politiche, sociali ed economiche così come richiesto dal moderno progresso civile. Ripetiamo: per sviluppo intendiamo non solo la crescita economica quantitativa, ma l’avanzamento qualitativo che si concretizza in una condivisione del progresso spirituale e morale, nella diffusione delle conquiste scientifiche e tecnologiche, nella introduzione dei modelli di sicurezza e di ordine civile, nonché di efficienza dei sistemi sanitari e di giustizia sociale. La realizzazione di questi compiti finora trascurati dovrà essere la caratterizzazione europea nel corso del ventunesimo secolo. I drammi di Lampedusa non debbono essere solo sensazionali angosce da fronteggiarsi con episodici mezzi caritatevoli per evitare la “vergogna”.
Bisogna affrontare il problema là dove esso ha origine (G.R.).

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO
– I fattori dell’evoluzione globale. Un nuovo ruolo per l’Europa e per l’euro (Gaetano Rasi)
– L ‘emigrazione. Depauperamento delle Nazioni, arricchimento dei “soliti noti” (Ettore Rivabella)
– Africa: aumento demografico, emigrazione disperata. Manca la prospettiva strategica dell’Europa (gr)
– L’immigrazione e l’Europa: Il ruolo che deve assumere l’Italia. Dalla fuga allo sviluppo in Patria (gr).
– Testimonianze protese verso il futuro. Convegni e studi prodromi ad una nuova politica in Africa. (gr)
– “Gli italiani in Eritrea”. Il nostalgico “mal d’Africa” come ricordo e come speranza ( Lucio Zichella)

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