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Opinioni a confronto dopo il convegno tenutosi a Sarzana nei giorni scorsi

 

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Un convegno dal titolo “Carlo Alberto Biggini. La rivoluzione costituzionale. L’uomo, il professore, il politico”, tenutosi nei giorni scorsi a Sarzana, fa discutere. Di Carlo Alberto Biggini abbiamo parlato spesso e il lettore è ben conscio di quale spessore abbia avuto questo professore e uomo delle Istituzioni, che fu Magnifico Rettore all’Università di Pisa e Ministro dell’Educazione Nazionale sia durante il Fascismo che nella Rsi. Secondo Giorgio Pagano, invece, si è “commemorato un gerarca fascista”: l’ex sindaco della Spezia si è anche sentito in diritto di accusare i relatori di aver “manipolato la storia”, definendo Biggini “corresponsabile degli eccidi nazifascisti”. Quanto a “manipolazione della storia” moltissimi ci sarebbe da argomentare, almeno bisognerebbe sottolineare come sia abitudine consolidata ormai da circa sette decenni, abitudine che appartiene – ed è un dato di fatto – non certo ai relatori del convegno in oggetto. A Pagano ha risposto lo storico e saggista Luciano Garibaldi, che sull’argomento ha pochi rivali. “Quali le pezze d’appoggio di Pagano per così gravi accuse?” si chiede Garibaldi nella lettera aperta inviata alla redazione del giornale. E continua: “Alcuni articoli del progetto di Costituzione della RSI redatto da Biggini su incarico di Benito Mussolini e peraltro mai realizzatosi. Da dove, l’illustre ex sindaco spezzino, ha tratto le informazioni? Dal mio libro «Mussolini e il Professore», pubblicato da Mursia nel 1983 e contenente il progetto di Costituzione della RSI, da me ritrovato dopo 40 anni. Si dà però il caso che il dottor Pagano abbia accuratamente evitato di citare ciò che scrissi per spiegare il perché di quegli articoli. Ovvero il capitolo che intitolai “Un virus nel sangue degli italiani». Gli rinfresco la memoria”, dice ancora. E così spiega che tre articoli del progetto di Costituzione di Biggini contenevano norme di discriminazione razziale, il 73, che prevedeva il divieto di matrimonio tra cittadini italiani e “sudditi di razza ebraica”, e una “speciale disciplina” per i matrimoni tra cittadini italiani “sudditi di altre razze o stranieri”. L’89, che stabiliva che la cittadinanza non avrebbe potuto essere acquisita da “appartenenti alla razza ebraica e a razze di colore”. Il 90, che precisava che tali sudditi avrebbero goduto dei diritti civili ma non di quelli politici: non avrebbero potuto “servire l’Italia in armi”, né svolgere attività “culturali ed economiche” che presentassero un interesse pubblico. E poi racconta all’ex sindaco di come Biggini fosse tutt’altro che antisemita: andò ad abitare in quattro stanze ammobiliate in un palazzo di proprietà di una famiglia israelita e impedì che i suoi beni venissero confiscati, in quella casa trovarono rifugio decine di ebrei e in un messaggio fatto pervenire al suo avvocato gli chiedeva di portare, quali suoi testimoni al processo che avrebbe dovuto subire in quanto ex ministro di Salò, proprio molti ebrei. E poi recrimina all’ex sindaco di aver dimenticato di parlare, piuttosto, della parte centrale del progetto costituzionale di Biggini, relativa al lavoro e ai mezzi per sopraffare la disoccupazione giovanile.
Ciò che vale la pena evidenziare è che quel processo a Biggini non si tenne mai. Carlo Alberto Biggini morì in circostanze misteriose, e dietro quella morte oscura si celano probabilmente tante verità che sono state sepolte insieme a lui. Ma su questo l’ex sindaco della Spezia non si è fatto molte domande, evidentemente.
Emma Moriconi

 

http://www.ilgiornaleditalia.org/news/la-nostra-storia/872155/Biggini–botta-e-risposta-tra.html

 

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