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L’Europa deve cambiare la sua politica estera
Questo primo numero de 2016 è dedicato interamente ad un analisi riguardante l’assenza di una vera politica estera europea nei confronti dell’area mediterranea che va dalla Turchia al Marocco, ossia che riguarda tutto il sudest asiatico ed africano del Mediterraneo.
La questione è vitale per l’Italia la quale sta compromettendo il suo avvenire usando una sua apparente prudenza la quale invece è un’autentica cecità nei confronti degli sviluppi in Medio Oriente. I pericoli che gravano sul futuro vanno oltre quelli del califfato islamico dell’Isis e i pur gravissimi episodi di terrorismo che colpiscono i più importanti centri della civiltà europea.
Oggi è necessario uscire dall’analisi dei singoli avvenimenti per valutare e di qui poi intervenire in una situazione che è molto più ampia di quella relativa a ciascuno dei fatti che accadono. Insieme con il terrorismo ispirato dal califfato daesh sono in corso fenomeni che determinano, sulla base di interessi legati al petrolio e ai rifornimenti di armi, il risveglio di antiche rivalità volte alla ricerca di una supremazia araba ed islamica. Se tale evoluzione non viene fermata, fatalmente si determineranno disastrose conseguenze per l’Europa. In altre parole la UE deve uscire dall’inanità attuale e affrontare con un avveduto interventismo la situazione. Ciò deve avvenire anzitutto in prima persona e ovviamente avendo come alleati quanti hanno interesse al ristabilimento dell’ordine in Asia (in particolare nel Medio Oriente) e in Africa: tali alleati dell’Europa non possono che essere da un lato gli Stati Uniti e dall’altro la Russia.
Insomma si tratta di reimpostare ab imis tutta la politica estera europea e di lì operare in maniera unitaria, anche in sede militare se necessario, per garantire al nostro Continente non solo la pace, ma anche il suo sviluppo e il suo ruolo di portatore di civiltà e di ordine nel mondo. Ci rendiamo conto che si tratta del capovolgimento di una filosofia che finora si è logorata nell’ambito del rapporto interno all’Unione per il modesto e breve prevalere degli interessi di una nazione sull’altra. Ma il problema ormai non è più territorialmente localizzabile nell’ambito dei singoli Stati, ma sono diventati una generale questione di sopravvivenza continentale e questa può essere garantita solo da una politica attiva. Ormai è del tutto insufficiente e presto diverrà pericolosa qualsiasi politica di mero contenimento.
L’argomento viene affrontato anzitutto partendo dalle feroci esecuzioni capitali in Arabia Saudita il cui significato va oltre il grave episodio e attraverso l’ampia panoramica effettuata da un diplomatico di alto livello, l’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, Consigliere CESI. (g.r.)

Sommario

- Allarmante significato del feroce episodio delle esecuzioni capitali in Arabia Saudita. È necessario un interventismo strategico europeo di Gaetano Rasi

- Dopo l’accordo nucleare con l’Iran. La cecità della UE nei confronti degli avvenimenti mediorientali di Giulio Terzi di Sant’Agata.

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