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Nella relazione del CESI “La partecipazione del cittadino alla gestione dell’impresa e nella rappresentanza politica”, stesa a seguito del successo dell’Appello ai candidati alle recenti elezioniper un Patto sulla partecipazione, un paragrafo è stato dedicato (come può vedersi in altro punto di questo sito) ad alcune aziende italiane che già stanno attuando, sia pure in maniera diversa, ma sempre in questa direzione, forme di collaborazione più stretta fra i fattori della produzione – capitale, lavoro, tecnica ed organizzazione – ciascuno dei quali non può essere considerato egemone ed esclusivo ai fini dei risultati produttivi.

In questa fase estremamente interessante per le modifiche strutturali che sta avendo l’intero sistema socioeconomico si sta inserendo la FIAT e ciò contrariamente a quanto si può pensare a causa della disattenzione dei mass-media che cavalcano i soliti stereotipi classisti. Naturalmente il percorso è legato ai problemi mondiali della crisi, alla grande competitività nel settore automobilistico, alla rigidità oligarchica e conservatrice dell’azione di alcuni sindacati.

Tuttavia la strada, per altro già accolta dal documento intersindacale che abbiamo pubblicato in altro paragrafo, sempre sulla citata relazione, rimane quella del progressivo maggior coinvolgimento del fattore lavoro in tutti i suoi livelli di responsabilità nel processo produttivo.

Pubblichiamo, pertanto, un interessante articolo sull’argomento di un esperto di organizzazione aziendale, il dott. Giorgio Giva, dal titolo: “Il contratto FIAT innova le relazioni industriali: costi invariati per l’azienda, più soldi in busta”, che appare contemporaneamente anche sul sito FIRSTonline.

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