Letture consigliate

Il primo manifesto del comitato di liberazione, che non venne affisso il 26 ma dopo, era firmato da personaggi esultanti per la sconfitta delle armi italiane, non quelle della Repubblica Sociale bensì quelle di prima: affermava infatti quel proclama, ornato all’angolo del tricolore, che la vittoria dell’Italia era cominciata con la sconfitta di El Alamein. Mentre lo leggevo mi tornavano in mente quelli che avevamo perso lungo la strada della guerra. Dove dalla sorte eravamo stati, pensosi dei giuramenti consacrati dai padri, catafratti nell’atmosfera rovente delle corazze. Non erano stati, quelli, giorni senz’alba, inutili e spiccioli, dallo sgradevole sapore dell’ignavia. Non ci eravamo attardati a sparare dalle siepi nella schiena alla gente. In molte battaglie avevamo conteso all’avversario, sempre più armato di noi, il terreno a palmo a palmo, ma soprattutto fra i giardini del diavolo, i campi di mine della malefica piana che si stende a oriente della palificata di El Alamein, avevamo contrastato al nemico, in quel deserto, un granello di sabbia dopo l’altro, molti spendendo anche la loro cenere perché, arsi nei carri, il ghibli la disperdeva. Chissà, pensavo, che dalle ossa calcinate di quei soldati di El Alamein il vento dei cinque giorni che frustando le dune ne scioglie la linea pura, chissà che quel vento non sollevi fantasmi e che non stiano aggirandosi adesso intorno a questo proclama ignobile che leggo all’angolo di corso Venezia coi Bastioni. Cominciava un mondo capovolto, si stanno calpestando i codici dell’onore. Vari uomini politici si sono poi recati e continuano a recarsi a El Alamein: al vento del deserto cancellare l’affronto.

Di Piero Vassallo

Dai torchi dell’editore senese Cantagalli è felicemente uscito “Il posto di Dio nel mondo“, una  splendida antologia dei discorsi controcorrente su potere, politica e legge, tenuti da Benedetto XVI e  raccolti con diligente cura da  Stefano Fontana.

La chiarezza e la profondità dei testi pubblicati, induce a rammentare che  papa Ratzinger  ha elevato il tono della cultura cattolica, avviandola, con erudizione sicura e illuminata cautela, all’oramai irreversibile cammino della restaurazione post-conciliare.

Nel discorso preparato in previsione dell’incontro alla Sapienza, in calendario per il 17 gennaio del 2008 e purtroppo rinviato a causa di diffusi pruriti laicisti, Benedetto XVI riconobbe la necessità (a suo tempo avvertita da Jurgen Habermas) di stabile un rapporto tra politica e verità e sostenne che la soluzione del problema si trova nella filosofia di San Tommaso d’Aquino.

E’ insegnamento di San Tommaso, infatti, che “la filosofia deve rimanere nella propria libertà e nella propria  responsabilità; deve vedere i suoi limiti e proprio così anche la sua grandezza e vastità”.

 Ora i limiti della filosofia si possono superare applicando la formula del Concilio di Calcedonia, secondo cui filosofia e teologia devono rapportarsi tra loro senza confusione e senza separazione.

Di qui la soluzione proposta dal dotto pontefice: “la filosofia non ricomincia ogni volta dal punto zero del soggetto pensante  in modo isolato, ma sta nel grande dialogo della sapienza storica, che essa criticamente e insieme docilmente accoglie e sviluppa; ma non deve neppure chiudersi davanti a ciò che la fede cristiana ha ricevuto e donato all’umanità come indicazione del cammino”.

La via d’uscita dal tunnel nichilista, nel quale si è smarrita la  cultura post-moderna, è dunque indicata nell’equilibrio di fede e ragione, una feconda armonia, che i secoli cristiani hanno stabilito e conservato.

Malgrado le contrarie apparenze, è dunque possibile affermare che, per effetto del pontificato di Benedetto XVI, è iniziato il riscatto della verità cattolica, sofferente sotto la massa imprigionante/umiliante dei coriandoli lanciati dalle finestre dell’irenismo teologizzante.

Nella tormentata storia della Chiesa durante l’età delle neo-rivoluzioni, la figura di Benedetto XVI rappresenta la volontà di sciogliere il nodo stretto dalla incauta/illusoria mitologia conciliare intorno all’autocorrezione dei moderni erranti.

I puntuali ragionamenti e le critiche taglienti indirizzate da papa Ratzinger alle scolastiche, che avviliscono e tormentano la politica in scena nelle nazioni occidentali, comunità uscite dall’incubo ideologico per entrare nell’inferno del nichilismo, sono finalizzati alla confutazione degli errori piuttosto che alla loro paciosa/precipitosa assoluzione e alla loro empiamente pia assimilazione.

Benedetto XVI ha iniziato un cammino opposto a quello suggerito dall’irenismo emanato dal Vaticano II.

Nella scrupolosa post-fazione ai discorsi di papa Ratzinger, monsignor Giampaolo Crepaldi, quasi aggredendo l’opinione di Karl Rahner sui cristiani anonimi, sottolinea opportunamente il rifiuto opposto al relativismo e rammenta che “la libertà di religione non vuol dire che qualsiasi scelta religiosa conferma e verifica la libertà di religione”.

(altro…)

Il mito del progresso universale si è rovesciato in un’utopia contemplante un paradiso terrestre riservato alla minoranza degli oligarchi festaioli & thanatofili, selezionati secondo gli incubosi princìpi, che orientano le azioni delittuose della banca mangia uomini.
Dai lugubri ideologi, dagli usurai e dai giornalisti trombettieri, i comportamenti in guerra contro la natura sono lodati in quanto necessari a frenare il pericolo della natalità.
Di qui l’alluvione di testi catastrofisti e di desolanti chiacchiere, che propagandano la mitologia malthusiana e incensano i comportamenti scellerati e/o ripugnanti contro la vita, in special modo suicidio, aborto, sodomia e onanismo.
Nella scena tenebrosa allestita dall’oligarchia crepuscolare la sperata reazione della Chiesa cattolica è purtroppo dolcificata da scadute suggestioni modernistiche, da infondati timori e da immotivati rispetti umani.
La verità contenuta nella sacra Tradizione, avanza tuttavia sulle rovine dei pensieri elucubrati dalla modernità, che ormai ridotta alla misura di un nichilismo, fomite di umilianti trasgressioni e di sacrifici umani.
Il presente saggio di Piero Vassallo propone alcune vie d’uscita dagli incubi generati dal delirio ateista. Vie d’uscita indicate da autori controcorrente, calunniati e censurati dall’oligarchia progressista ma riabilitati dai testimoni del conclamato fallimento e dalla laida inversione del pensiero moderno.

http://www.edizionisolfanelli.it/futuroetradizione.htm

Autore: Pietro Cappellari

Editore: Fondazione della RSI – Istituto Storico (Bologna 2011)

Formato 15×21 (pagg. 80)

Info: info@fondazionersi.org

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Questo studio ha il compito di esaminare i due bombardamenti subiti dalla Città del Vaticano durante la RSI (1943-1944).
Nonostante sia stato appurato che le incursioni terroristiche sono addebitabili ad aerei angloamericani, la vulgata antifascista e anti-italiana ha cercato di attribuirli all’Aeronautica Nazionale Repubblicana.
L’operazione grossolana di manipolazione della storia per fini politici ha avuto, in questi ultimi anni, anche l’avallo di alte “gerarchie”.

Questo studio ha l’ambizione di fare chiarezza sui due bombardamenti – per altro, incruenti – che si inquadrano perfettamente nella strategia criminale e terroristica intrapresa contro le popolazioni civili italiane, germaniche e giapponesi dagli Alti Comandi alleati; denunciando, altresì, coloro che hanno voluto falsare la storia.

Partendo dall’analisi degli antefatti del bombardamento di Roma del Novembre 1943 e attraverso l’approfondimento delle contrastanti fonti storiche sull’evento, il libro riesce a dare una onesta risposta all’interrogativo provocatoriamente posto dall’autore.

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SOMMARIO:

INTRODUZIONE

LA GUERRA ANGLOAMERICANA AI CIVILI

IL BOMBARDAMENTO DEL 5 NOVEMBRE 1943

“SONO STATI I TEDESCHI!”

“SONO STATI I FASCISTI!”

AEREI AMERICANI SU ROMA

IL BOMBARDAMENTO DEL 1° MARZO 1944

BIBLIOGRAFIA

INDICE DEI NOMI

E’ possibile cliccando qui, consultare la copertina e la prefazione dell’opera Il Cantiere di Bottai, di Fabrizio Amore Bianco

Il Gazzettino del 28/11/1945 pubblica la notizia della morte di Biggini. Apri il documento

L’articolo di Carlo Alberto Biggini sul quindicinale Malta, dedicato al martire Carmelo Borg Pisani.

E’ possibile scaricare tutta la pubblicazione cliccando qui

Autore: AA.VV. (sotto la direzione di Pietro Cappellari)

Editore: Herald Editore (Roma 2011)

Formato: 17X24; 356 pagine

Euro 20

info: cappellaripietro@gmail.com

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Contributi di:

Gabriele Adinolfi, Pietro Cappellari, Giuseppe Carlino, Stelvio Dal Piaz, Francesco Mancinelli, Alberto B. Mariantoni, Giovanni Marizza, Carlo Cesare Montani, Mario Pellegrinetti, Achille Ragazzoni, Massimiliano Soldani, Alberto Sulpizi, Massimo Zannoni

Il Risorgimento, questo sconosciuto. Dopo un oblio sessantennale si torna a parlare della Storia della nostra Nazione. Una grande festa organizzata per nascondere le derive del federalismo e della globalizzazione.

Centinaia di manifestazioni ed eventi che ci illustreranno tutto e il contrario di tutto, con un unico fine: la strumentalizzazione politica di un evento storico.

Cosa fu il Risorgimento?

Chi furono gli eroi di quell’epopea?

Quali furono gli ideali che generano azioni oggi impensabili?

Che ruolo ebbe il mito della virtù guerriera e del sacrificio disinteressato in quegli anni di passione?

Come si realizzò il Risorgimento e quale Governo portò il concetto di Nazione al suo apice?

A tutte queste domande, illustri studiosi della cultura nazionale tenteranno di dare una risposta concreta, ben lontana dalle distorsioni ideologiche dell’Italia “ufficiale”, quell’Italia alla deriva i cui simboli distintivi sono i cimiteri e i monumenti del Risorgimento trasformati in discariche.

Questo lavoro rappresenta una rivoluzione nelle interpretazioni dell’epopea risorgimentale. Per la prima volta, dopo 60 anni, il Risorgimento verrà studiato come una fase storica della nostra Patria il cui risultato principale sarà la nascita, lo sviluppo e l’apoteosi dello Stato Nazionale Italiano, abbandonando quelle etichette ideologiche che da sempre hanno impedito la corretta interpretazione di quello straordinario processo di “ascesa”.

Un cammino lungo, difficile, travagliato, non privo di contraddizioni stridenti. Una fase che iniziò con gli appelli di Mazzini in quel lontano 1831 e si concluse drammaticamente il 2 maggio 1945, quando, con la sconfitta subita nella Seconda Guerra Mondiale, lo Stato Nazionale Italiano si inabissò nel servaggio di settecentesca memoria.

Quel giorno, si concluse l’epopea di una Nazione che aveva “sconvolto il mondo” e cambiato la storia di un intero continente. Ma quegli ideali, quell’azione, non sono scomparsi. I martiri del Risorgimento, i caduti per la grandezza nazionale, sono in piedi a ricordarcelo.

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PIANO DELL’OPERA:

PREMESSA di Pietro Cappellari

150° ANNIVERSARIO: SI’, MA DI CHE COSA? di Giovanni Marizza

“QUANDO TORNARONO LE AQUILE SUI COLLI DI ROMA”. L’APOTEOSI DI UNA NAZIONE di Pietro Cappellari

RISORGERE COME MITO di Gabriele Adinolfi

DAL RISORGIMENTO INCOMPIUTO ALL’AVVENTO DELLA TERZA ROMA di Francesco Mancinelli

NASCITA UNA NAZIONE di Stelvio Dal Piaz

SPUNTI DI MEDITAZIONE NEL CENTOCINQUANTENARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA di Carlo Montani

FASCISMO: CONCRETIZZAZIONE DEI SOGNI E DELLE ASPIRAZIONI DEL RISORGIMENTO di Alberto B. Mariantoni

NAZIONE E SOCIALISMO NEL PENSIERO POLITICO FASCISTA TRA IL 1943 E IL 1945 di Massimiliano Soldani

ECHI RISORGIMENTALI SULLE PAGINE DEL “CORRIERE DELLA SERA” DEL 1944 di Massimo Zannoni

MITO ED IMMAGINE DI GARIBALDI NELLA RSI di Achille Ragazzoni

ASSOLUTISMO, RISORGIMENTO E FASCISMO. NASCITA DI UNO STATO ITALIANO di Giuseppe Carlino

IL MITO RISORGIMENTALE NELLA GRAFICA E NELLA PROPAGANDA FASCISTA di Alberto Sulpizi

RSI E RISORGIMENTO: IL 1943 DI UN RAGAZZO FASCISTA di Mario Pellegrinetti

GLI AUTORI

BIBLIOGRAFIA GENERALE

E’ uscito per i tipi della Herald Editore di Roma il nuovo studio del Dott. Pietro Cappellari: La Guardia della Rivoluzione. La Milizia fascista nel 1943: crisi militare – 25 Luglio – 8 Settembre – Repubblica Sociale.

A 70 anni dagli eventi, Cappellari, ricercatore della Fondazione della RSI,  ha illustrato come le Camicie Nere, in quel cruciale 1943, rappresentarono quanto di meglio le Forze Armate italiane seppero schierare sui campi di battaglia, fondendo in un unico organismo politico-militare le energie del volontarismo di guerra, l’orgoglio di un Corpo di aristocràti, le idealità di un romanticismo politico di stampo nazional-patriottico.

Lo studio rappresenta un primo volume di un’opera complessiva in tre tomi che ha l’ambizione di descrivere in maniera nuova ed esaustiva gli ultimi due anni di vita di quella che fu chiamata “la Guardia Armata della Rivoluzione”. Infatti, sugli ultimi due anni di vita della Milizia, ossia l’organizzazione militare creata originariamente per difendere la Rivoluzione fascista, non esistono studi esaurienti. Questo per una serie di fattori. Il 1943-1945, infatti, è un periodo straordinariamente, quanto drammaticamente, ricco di eventi: si pensi solo che nel primo anno di questo biennio si verificarono il 25 Luglio, ossia la caduta di Mussolini; l’8 Settembre, la resa incondizionata del Regno d’Italia agli Angloamericani; la nascita della Repubblica Sociale Italiana.

Con questo primo volume si è evidenziato il ruolo della MVSN nel drammatico 1943. Fu un anno cruciale per la storia d’Italia. Lo studio di come la Milizia abbia reagito davanti agli eventi che si succedettero con rapidità impressionante ha permesso di revisionare alcune pagine di storia. Non solo superando quelle incrostazioni sedimentate dalla vulgata antifascista e anti-italiana.

Con la caduta di Mussolini la Milizia ripiegò su se stessa, non reagendo al colpo di Stato. Che la MVSN “resse” al dramma del 25 Luglio lo dimostra il suo comportamento all’annuncio della resa incondizionata (e del conseguente passaggio al nemico). La sera dell’8 Settembre, mentre tutti i reparti del Regio Esercito si squagliavano come neve al sole, i Legionari della Milizia – indossati nuovamente camicia nera, fez e fascetti in precedenza epurati per ordine di Badoglio – si posero senza indugio al fianco dell’alleato germanico, garantendo ovunque l’ordine pubblico e “facendosi Stato”. Furono proprio le caserme della MVSN a rappresentare, in quei drammatici giorni, il simbolo che l’Italia come Stato non si era eclissata dalla storia, divenendo il punto di riferimento per tutti coloro che rifiutavano la resa incondizionata. Furono le Camicie Nere a riaprire le Federazioni del Partito Nazionale Fascista chiuse dopo il 25 Luglio e a riprendere l’attività politica su tutto il territorio nazionale non ancora occupato dal nemico angloamericano. Fu dalla reazione delle Camicie Nere che poté mantenersi in vita lo Stato italiano, quello Stato che prenderà, successivamente, il nome di Repubblica Sociale Italiana.

 

Primo Arcovazzi

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