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L’Istituto Carlo Alberto Biggini si stringe nel cordoglio ai familiari del dott. Yusuf Mohamed Ismail Bari Bari, barbaramente ucciso il 27 Marzo scorso in un attentato a Mogadiscio. Pubblichiamo di seguito un’analisi dell’On Cristiana Muscardini a quasi un mese dall’attentato.

Il  27 marzo scorso, in un attentato terroristico a Mogadiscio è stato ucciso l’ambasciatore somalo all’Onu, dott. Yusuf Mohamed Ismail Bari Bari. L’ambasciatore era stato più volte al Parlamento europeo, fin dal 2009 come relatore al convegno organizzato dal Ppe, a parlare di Somalia, terrorismo e pirateria. La sua uccisione è stata sicuramente programmata e gli Al Shabaab, che nell’attentato hanno ucciso diverse altre persone, hanno avuto cura di impedire che l’ambasciatore, già ferito gravemente al ventre e rifugiatosi al primo piano, potesse essere soccorso: hanno infatti fatto saltare le scale che portavano al suo rifugio. Yusuf  era riuscito a chiamare il primo ministro somalo, il quale aveva ordinato alle truppe speciali Alfa Group di soccorrerlo ottenendo un netto rifiuto! Da quando infatti la presidenza della Somalia è retta da Hassan Sheikh Mohamud legato al Dalman Jadid al-Islah questo gruppo ha privato il primo ministro della potestà di dare ordini all’esercito! Il primo ministro ha poi incaricato la sua guardia personale di andare in soccorso dell’ambasciatore ma, quando questa è arrivata e ha dovuto arrampicarsi fino alla stanza, Yusuf era ormai in coma.  Anche l’Unione europea deve piangere la morte di Yusuf: nato a Roma da famiglia nobile che contrastava il regime di Siad Barre e laureatosi a Bologna, è sempre stato un fervido sostenitore di un’Unione europea capace di dar vita ad una politica estera che potesse sostenere quanti nel mondo, e in Somalia principalmente, volevano e vogliono combattere l’integralismo religioso e gli affari poco chiari. Artefice di molti documenti che hanno consentito a me e a qualche altro parlamentare di presentare, nel corso degli anni, interrogazioni, lettere e proposte sia alla Commissione europea che al Parlamento europeo e al governo italiano, l’ambasciatore si era particolarmente distinto a Ginevra nel difendere con molto vigore i diritti umani. La risoluzione per i diritti degli albini porta non a caso il suo nome.  Innamorato della propria terra, soffriva nel vedere che ancora oggi l’Europa non ha capito pienamente l’importanza strategica del Corno d’Africa non solo per i rapporti commerciali ma perché espandersi e consolidarsi di organizzazioni estremistiche stanno mettendo a repentaglio vari Paesi africani e la stessa Europa. La nascita dell’Isis e l’adesione al Califfato sia di Boko Haram in Nigeria che degli Al Shabaab somali dimostrano una volta di più che non aver ascoltato le parole dell’ambasciatore e di chi al Parlamento europeo aveva da molti anni chiesto interventi diversi e mirati ha portato al degenerare della situazione odierna, al punto che il presidente kenyota  Uhuru Kenyatta ha deciso di alzare un muro lungo il confine somalo sul mare per arginare infiltrazioni di terroristi che, come sappiamo, anche in questo Paese, hanno compiuto stragi e sequestri.  La barbara uccisione di Yusuf, che deriva ovviamente dalle molte denunce da lui presentate su certi clan e su poco chiari interessi con connivenze ben fuori dalla Somalia (non per nulla rimane ancora un mistero la morte della giornalista italiana Ilaria Alpi e del suo cameramam Milan Hrovatin), dovrebbe finalmente convincere le istituzioni europee, e principalmente Commissione e Consiglio, a rivedere la posizione finora assunta che non ha portato ad alcun risultato positivo.

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