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Quando questo libro venne pubblicato per la prima volta alla fine degli anni Ottanta, il mondo rimase sconvolto e il suo autore venne attaccato da più parti per aver raccontato il destino di oltre 790mila soldati tedeschi morti nei campi di prigionia francesi e americani e di oltre 500mila scomparsi nei campi sovietici. Ma l’autore ha continuato a raccogliere testimonianze e documenti che non solo confermano ciò che è stato pubblicato nella prima edizione ma ampliano il tragico scenario delle morti di massa dei soldati tedeschi che si erano arresi alle truppe alleate. Un libro destinato a scatenare un violento dibattito.

Alla fine della seconda guerra mondiale almeno quattro milioni di soldati tedeschi furono tenuti prigionieri nei campi francesi ed americani all’aperto, esposti alle intemperie, mancando delle più elementi strutture igienico-sanitarie, sottonutriti, ben presto cominciarono a soffrire di fame e malattia.Si trattava di soldati arresisi dopo l’8 maggio 1945, ad essi vanno aggiunti i civili, donne bambini ed anziani. Morirono nell’indifferenza delle autorità francesi ed americane. Queste morti,intenzionalmente volute e causate dagli ufficiali che avevano risorse sufficienti per mantenere in vita i prigionieri e che negarono, sono registrate come “Altre perdite”, nella realtà un crimine di guerra (perchè si voleva perpetuare l’annientamento del popolo tedesco ben oltre la fine delle ostilità) e contro l’umanità.
L’ICRC ( Comitato Internazionale della Croce Rossa con sede a Ginevra), negli anni ’80, rifiuta di rilasciare documenti essenziali ai ricercatori che stanno lavorando sui campi americani e francesi. In compenso, consente al altri ricercatori di accedere agli archivi per cercare materiale sui campi nazisti. Salvo poi renderli inaccessibili ,vedasi il caso dell’archivio del Servizio internazionale di ricerche dipendente dalla Croce Rossa Internazionale, ad Arolsen, in Germania; allorchè in uno dei processi contro Ernst Zuendel, il prof. Robert Faurisson aveva fatto richiesta esplicita di consultarli e renderli pubblici. Perchè rimettere la Vulgata in discussione e complicarsi la vita?
Meglio, molto meglio, sbarrare a tutti le porte dell’archivio e affidarne le chiavi ad un certo numero di Stati: tra questi “l’unica democrazia del Medio Oriente”. Chiusura obbligata e chiavi in mani sicure.
Ma è troppo presto per recitare il de profundis per i ricercatori storici seri. Legge o non legge

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